Catullo, Carme 31: Ritorno a Sirmione

Il carme del ritorno: traduzione con note grammaticali e figure retoriche

Dopo il Carme I: la dedica a Cornelio, il bellissimo carme XXXI del liber di Catullo, di cui nella videolezione linkata in alto vi offro la lettura metrica ed il commento letterario. La lirica, che fa parte della prima sezione del liber catulliano, quella delle nugae, si può dividere in tre microsequenze. Eccone la traduzione con alcune note grammaticali e le principali figure retoriche.

Versi 1-3: saluto a Sirmione e celebrazione della sua bellezza

1 Paene insularum, Sirmio, insularumque // 2 ocelle,    
Sirmione (apostrofe al vocativo), pupilla (apposizione di Sirmio, vocativo, in enjambement con il nome a cui riferita: dim. di oculus, lett. “occhietto”, perciò “pupilla” – meglio non tradurre “perla”, come fanno molti, perché fa perdere il significato del diminutivo: nel video spiego qual è) delle penisole e delle isole,

2 quascumque in liquentibus stagnis // 3 marique vasto fert uterque Neptunus    
di tutte quelle (pronome indef.) che il duplice (uterque, agg. indef.) Nettuno sostiene nei laghi cristallini e nel vasto mare (chiasmo: aggettivo-nome/nome-aggettivo),

Versi 4-11: ricordo del viaggio e gioia del ritorno

4 quam te libenter quamque laetus inviso
con quanto piacere e quanto felice (variatio avverbio / aggettivo: quam … libenter / quam … laetus) torno a vederti (inviso è intensivo di video)

5 vix mi ipse credens Thyniam atque Bithynos // 6 liquisse campos et videre te in tuto.
a stento credendo (participio congiunto) a me stesso (mi sta per mihi ed è dativo etico; ipse è nominativo, quindi lett. “io stesso credendo a me”), di aver lasciato la Tinia ed i campi della Bitinia (variatio dei due luoghi visitati, uno sostantivo e l’altro reso aggettivo di campos, e enjambement di campos) e di vederti al sicuro.

7 O quid solutis est beatius curis,
Oh, che cosa c’è di più bello (comparativo seguito da secondo termine di paragone in ablativo) di aver lasciato da parte le preoccupazioni (lett. “delle preoccupazioni abbandonate: solutis è participio attributivo) – proposizione esclamativa

8 cum mens onus reponit ac peregrino // 9 labore fessi venimus larem ad nostrum
quando la mente depone il suo bagaglio (metafora) e, stanchi (fessi: aggettivo in funzione predicativa) di una fatica in terra straniera (lett. “di una fatica straniera”), siamo venuti (la “i” di venimus è breve, perciò è perfetto) al focolare nostro (larem è metonimia per “domum” e l’espressione è un‘anastrofe con la preposizione fra nome e aggettivo)

10 desideratoque acquiescimus lecto!
e ci corichiamo nell’agognato letto!

11 Hoc est quod unum est pro laboribus tantis.  
Questo è ciò che unicamente rimane (est vale come superest) a fronte di tante fatiche.

Versi 12-14: invito rivolto ai luoghi cari a festeggiare il ritorno del loro signore

12 Salve, o venusta Sirmio, atque ero gaude
Salute, o splendida Sirmione (nuova apostrofe, riprende con variatio quella del v. 1: il carme risulta così avere una Ringsbildung, costruzione ad anello), e gioisci del tuo signore (ero è ablativo di causa retto da verbo di sentimento e viene da erus = padrone, signore; attenzione: non c’entra nulla con “eros”, amore, come trovate scritto in brutti siti internet)

13 gaudete vosque, o Lydiae lacus undae:
gioite anche voi, lidie onde del lago (ipallage: “lidio” è il lago ma l’aggettivo è riferito a undae)

14 ridete quicquid est domi cachinnorum
ridete, risi tutti che siete nella casa (lett. “quanto di risate si trova in casa”: quicquid, da quisquis pronome indefinito, qui ha valore di neutro avverbiale e regge il genitivo partitivo cachinnorum; domi è genitivo locativo). L’invito di ridere rivolto alle risate costituisce una personificazione.