Catullo, carme 36: Il voto di Lesbia

Il voto di Lesbia: traduzione con note grammaticali e figure retoriche

Avete mai sentito parlare della cacata charta di Catullo?
Ve ne parlo in questa videolezione. Dopo il Carme I: la dedica a Cornelio ed il Carme 31: Ritorno a Sirmione, il carme XXXVI del liber Catullianus, di cui nel video linkato in alto vi offro la lettura metrica ed il commento letterario. La lirica, ironica e graffiante, che fa parte della sezione del liber contenente le nugae, si può dividere in quattro microsequenze. Eccone la traduzione con alcune note grammaticali e le principali figure retoriche.

Versi 1-2: invettiva contro la cacata charta di Volusio

1 Annales Volusi, cacata charta,  
Annali di Volusio (apostrofe al vocativo), carta smerdata (cacata è participio attributivo in apposizione; notare l’allitterazione della sillaba “ca”),

2 votum solvite pro mea puella;   
sciogliete il voto (formula rituale del linguaggio religioso) in favore/per la ragazza mia;

Versi 3-10: rievocazione del voto di Lesbia

3 nam sanctae Veneri Cupidinique // 4 vovit,
infatti offrì in voto alla inviolabile Venere e a Cupido,

4 si sibi restitutum essem // 5 desissemque truce vibrare iambos,
i versi 4 e 5 sono occupati dalla protasi introdotta da si di un lungo periodo ipotetico che ha la apodosi ai versi 6-8: se le (sibi, cioè a Lesbia) fossi stato restituito (congiuntivo piuccheperfetto passivo) e se avessi smesso (desissem è cong. piuccheperfetto di desino) di saettare (sott. “contro di lei”) feroci giambi (iambos: genere lirico di origine greca particolarmente usato per il biasimo e l’invettiva),

6 electissima pessimi poetae // 7 scripta tardipedi deo daturam
apodosi del periodo ipotetico: avrebbe consegnato (daturam sott. esse: infinito futuro, infinitiva in rapporto di posteriorità con il verbo reggente che è vovit del v. 4) versi (scripta) sceltissimi (ma può anche essere interpretato come superlativo relativo: “i versi più alti/migliori”) di un pessimo poeta (idem, anche come sup. rel.: “del peggior poeta”; notare l’assonanza electissima pessimi che costituisce anche un’antitesi – non un ossimoro, come alcuni ritengono, perché i due aggettivi non hanno lo stesso referente e inoltre anche un pessimo poeta ha le sue vette…di bruttezza!) al dio dal tardo piede (tardipedi è un hapax legómenos, composto di stampo omerico usato da Catullo con intento parodico per fare il verso allo stile altisonante dell’epica di modello enniano; si riferisce a Vulcano definito dio “dal tardo piede” in quanto appunto zoppo.

Ma chi è il “pessimus poeta”?

Secondo un’interpretazione, il pessimi poetae sarebbe Catullo in autoironia; in questo senso, il significato del “voto di Lesbia” sarebbe: Lesbia ha promesso di bruciare in voto i versi di un pessimo poeta, cioè scherzosamente quelli di Catullo, e lui per sciogliere il voto invita ad andare al rogo gli Annales di colui che a suo giudizio è invece meritevole di essere considerato pessimo poeta. Questa interpretazione è sottile e l’autoironia garbata che sottenderebbe a questo gioco sul doppiosenso di pessimi poetae è sicuramente in linea con lo stile di Catullo; tuttavia, in tal modo perderebbe di senso la figura di Lesbia come complice dell’estetica neoterica e catulliana, come vi spiego nel video.

8 infelicibus ustulanda lignis.
da bruciare (ustulanda: gerundivo concordato con scripta, in funzione predicativa; il fuoco a cui Catullo si riferisce è ovviamente quello della fucina di Vulcano) su legna sterile (un’altra formula del linguaggio rituale in cui infelix ha il valore di “sterile, infruttuoso”, quindi “legna secca”).

9 Et hoc pessima se puella vidit
E questa roba la ragazza, bricconcella!, pensò bene

10 iocose lepide vovere divis.
di votare agli dèi, per scherzo, con grazia (“a mo’ di scherzo garbato”: i due avverbi sono legati per asindeto).

Versi 11-17: preghiera a Venere

11 Nunc, o caeruleo creata ponto,
Ora, o nata dal mare turchino, (il riferimento è al mito di Afrodite nata dalla schiuma del mare)

Catullo – Carme 36 – Lesbia

12 quae sanctum Idalium Uriosque apertos,
che abiti (i seguenti accusativi con nomi di luogo sono tutti retti da colis, v. 14) il santo Idalio (monte di Cipro, non a caso isola in cui secondo il mito giunse Venere appena nata) e l’aperta Uri,

13 quaeque Ancona Cnidumque harundinosam,  
e Ancona (notare l’accusativo alla greca, altrimenti ci saremmo dovuti aspettare *Anconam) e Cnido (antica città greca dell’Anatolia),

14 colis quaeque Amathunta quaeque Golgos  
e Amatunte e Golgi (entrambe antiche cittadine dell’isola di Cipro)

15 quaeque Durrachium Hadriae tabernam
e Durazzo bordello dell’Adriatico,

16 acceptum face redditumque votum
rendi il voto accolto e (ritienilo) pagato (formula commerciale e religiosa)

17 si non illepidum neque invenustum est      
se non è (litote) di cattivo gusto e indelicato. Notare il gioco di radici fra invenustum e Venus.

18 At vos interea venite in ignem
Ma voi nel frattempo venite sul fuoco,

19 pleni ruris et inficetiarum
pieni di rozzezza (lett. “pieni di campagna”: metonimia, il luogo al posto di ciò che esso rappresenta) e di insulsaggini

20 Annales Volusi, cacata Charta.
Annali di Volusio, carta smerdata. Il carme presenta una Ringsbildung (costruzione ad anello) ma notare l’inversione rispetto ai primi due versi: lì prima l’invettiva e poi l’ordine all’imperativo, qui prima quest’ultimo e poi l’invettiva.