Il battello: traduzione con note grammaticali e figure retoriche
L’allegoria della nave/vita: un’immagine antica rielaborata da Catullo
Il carme di Catullo che vi leggo (in metrica) e commento nella videolezione linkata in alto, uno dei più belli di tutto il liber, sviluppa, come sempre in modo personale ed originale, un tema già ampiamente sfruttato dalla letteratura greca: la metafora della nave (qui, in particolare, della nave in disarmo) come allegoria della vita. La lirica, che compare come la numero 4 del liber (dunque prima sezione contenente le nugae), parrebbe in realtà, a giudicare dal suo contenuto, una delle ultime in ordine di composizione. Essa si può dividere in quattro microsequenze. Eccone la traduzione con alcune note grammaticali e le principali figure retoriche.
Versi 1-5: il battello si presenta agli hospites
1 Phasellus ille, quem videtis, hospites,
Quel battello (phasellus propriamente “fagiolo”: imbarcazione di forma slanciata ed allungata simile al baccello di un fagiolo) che vedete, ospiti (immaginari ospiti a cui il poeta indica il battello ormeggiato sulla sponda di un lago: cfr. v. 24)
2 ait fuisse mavium celerrimus
afferma (personificazione: battello parlante) di essere stato il più veloce (costruzione di ait con infinito e compl. pred. del sogg. in nominativo; celerrimus è sup. relativo) dei natanti (gen. partitivo)
3 neque ullius natantis impetum trabis // 4 nequisse praeterire
e di non aver potuto non superare (neque nequisse: doppia negazione) la velocità di qualsiasi legno (trabis, metonimia: “legno” per “imbarcazione di legno”) galleggiante
4 sive palmulis // 5 opus foret volare sive linteo.
sia che dovesse (opus est: “è necessario”, qui con foret per il piu comune esset) volare con i remi (nuova personificazione: le palmulae sono, con figura metaforica, le pale dei remi assimilate alle palme delle mani) sia a vela (linteo corradicale di linum, indica una vela di lino).
Versi 6-9: i testimoni del battello
6 Et hoc negat minacis Adriatici
7 negare litus insulasve Cycladas
8 Rhodumque nobilem horridamque Thraciam
9 Propontida trucemve Ponticum sinum.
Nuovo verbo di dire (negat) e nuovo segno di personificazione, con ancora una doppia negazione (negat negare); da negat dipende una lunga oggettiva i cui soggetti sono litus, insulas, Rhodum, Propontida, sinum Ponticum (i luoghi attraversati dal battello e che possono quindi testimoniare hoc, cioè il fatto di essere stato navium celerrimus); ognuno di questi luoghi ha la sua qualificazione per lo più meteorologica (minaccioso…tempestoso…furioso):
E nega che ciò lo possano negare la costa del minaccioso Adriatico o le isole Cicladi e la celebre Rodi, la tempestosa trace Propontide o il furioso mare del Ponto.
Versi 10-19: nascita e vita del battello
10 Ubi iste post phasellus antea fuit
Lì (lett. “dove”: alcune edizioni riportano la virgola alla fine del verso prec.) costui, futuro (lett. “successivamente”) battello, fu prima
11 comata silva; nam Cyrorio in iugo
una selva fronzuta (ma possiamo anche mantenere “chiomata” che riprende il loquente coma del v. 12, ancora personificazione: le fronde dell’albero come capelli); infatti nel monte Citoro (nell’attuale Turchia, nei pressi della costa meridionale del mar Nero; nella videolezione troverete una cartina geografica)
12 loquente saepe sibilum edidit coma.
spesso con la chioma parlante sollevò il (suo) sibilo.
13 Amastri Pontica et Cytore buxifer,
Amastri del Ponto (città sul mar Nero poi inclusa nella provincia romana di Bitinia) e Citoro ricco di bossi (vocativi in apostrofe, ulteriori località chiamate a testimoni dal battello),
14 tibi haec fuisse et esse cognitissima // 15 ait phasellus:
sostiene il battello che a te queste cose erano e sono (infinitiva dipendente da ait) ben note:
15 ultima ex origine // 16 tuo stetisse dicit in cacumine,
dice che (da dicit incomincia una nuova lunga serie di oggettive che terminano al v. 24) dall’alba dei tempi si elevava sulla tua cima,
17 tuo imbuisse palmulas in aequore
che nel tuo mare (si riferisce ovviamente al sinum Ponticum del v. 9, oggi mar Nero, sulle cui sponde sorge il monte Citoro) ha immerso i suoi remi,
18 et inde tot per impotentia freta
e di lì per tanti mari tempestosi (freta sono propriamente le correnti e le onde che si infrangono sulla costa)
19 erum tulisse, laeva sive dextera
ha trasportato il (suo) padrone (Catullo stesso??), sia che dal lato destro
20 vocaret aura, sive utrumque Iuppiter
chiamasse la brezza, sia che Giove
21 simul secundus incidisset in pedem;
propizio soffiasse contemporaneamente (simul) su entrambe le scotte (utrumque pedem: nel linguaggio marinaresco, pedem indica la scotta, cioè la fune che tiene legata l’estremità inferiore della vela; la frase significa dunque che Giove, in quanto signore del tempo meteorologico, manda venti che tendono entrambe le vele);
22 neque ulla vota litoralibus deis // 23 sibi esse facta,
e (sempre sott. “dice che”: l’infinito esse facta dipende infatti sempre dal dicit del v. 15) nessun voto fu da lui (sibi, dativo d’agente retto dal verbo passivo, nella forma del pronome riflessivo perché si riferisce al sogg. della frase) fatto agli dèi protettori delle coste,
23 cum veniret a mari // 24 novissimo hunc ad usque limpidum lacum.
pur venendo (cum + cong. impf. qui con valore concessivo) da un mare lontanissimo (novus al superlativo ha anche il significato di “ultimo, estremo”, quindi “lontanissimo”) fino a questo limpido lago.
Ma quale “lacus”? Si potrebbe trattare del lago di Garda, facile deduzione dato che Catullo possedeva una villa a Sirmione, località a cui peraltro era molto legato (come vi spiego anche in Catullo, Carme 31: Ritorno a Sirmione), ma anche di un qualche lago visitato durante il suo viaggio in Bitinia; allo stesso modo, non sappiamo e non sapremo mai se il “padrone” trasportato dal battello al v. 19 sia lo stesso poeta.
Versi 25-27: il battello riposa in disarmo
25 Sed haec prius fuere; nunc recondita // 26 senet quiete
Ma questo appartiene al passato (lett. “ma questo fu prima”); adesso (antitesi prius…nunc) senesce in appartata quiete. Da notare anche l’ulteriore antitesi costituita dalla diversa valenza dei termini senet e quiete: il primo, vocabolo dall’accezione sensibilmente negativa, l’altro più ambiguo e “crepuscolare” comunicante un messaggio di serenità.
26 seque dedicat tibi, // 27 gemelle Castor et gemelle Castoris.
e offre se stesso a te, gemello Castore e gemello di Castore (i gemelli divini Castore e Pollùce erano i protettori dei marinai).