Gli “appunti” sulla guerra civile: il titolo e lo stile
Partiamo dal titolo: De bello civili, Bellum civile, Commentarii de bello civili, Commentariorum belli civilis libri III. Sui nostri libri e manuali li troviamo tutti ma qual è quello originario? È probabile che Cesare li abbia chiamati solo Commentarii, cioè “appunti”: la traduzione corretta che dovremmo trovare nelle versioni in italiano è dunque Appunti sulla guerra civile.
Commentarius è infatti propriamente una raccolta di materiali preparatori alla narrazione storica vera e propria, una sorta di quaderno di appunti che dovevano servire da base per il contenuto (eventi, date, nomi di personaggi etc.) ma che dal punto di vista stilistico attendeva di essere rielaborato e perfezionato in una forma letteraria: tenete infatti presente che nella letteratura latina, come in quella greca, la storiografia era un genere alto e stilisticamente molto elaborato. È quindi chiaro che Cesare si è voluto distaccare dalla tradizione storiografica componendo un’opera dallo stile sobrio ed asciutto, stile di cui del resto tutti noi abbiamo fatto esperienza traducendo le famose “versioni di Cesare” immancabili nei libri di esercizi e grammatica latina!
E in effetti il motivo per cui Cesare è così gettonato nei versionari e adatto anche a chi compie i primi passi nello studio del latino è proprio questo: un lessico medio, una sintassi semplice, una costruzione della frase chiara e rigorosamente logica che è specchio della chiarezza e della lucidità del pensiero.
A proposito dei Commentarii, Cicerone nel Brutus scrive: Nudi sunt, recti et venusti, omni ornatu orationis tamquam veste detracta. […] Nihil est enim in historia pura et inlustri brevitate dulcius. “Nudi di ornamenti retorici come privi di veste”: la efficacissima similitudine usata dal grande oratore descrive bene il carattere della prosa cesariana, contraddistinta da una pura et inlustris brevitas additata come l’attributo più piacevole (dulcius) della scrittura storiografica.
I Commentarii: struttura e contenuto
Solo poche righe sulla composizione dell’opera che vi descrivo con chiarezza e in modo completo nel video di cui vedete il link in alto. Tre libri, l’opera è incompiuta e probabilmente pubblicata postuma, narra solo i primi due anni dello scontro fra Cesare e Pompeo, il 49 e il 48 (la guerra si conclude “ufficialmente” nel 46 con il definitivo rientro di Cesare a Roma). L’opera inizia con il resconto dettagliato delle sedute del Senato del gennaio 49 a seguito delle quali Cesare fu dichiarato hostis publicus, l’attraversamento del Rubicone e la fuga di Pompeo, e si conclude con Cesare in Egitto dopo la battaglia di Farsàlo, impegnato nella risoluzione di un conflitto dinastico tramCleopatra e il fratello Tolemeo Aulete.
Il messaggio politico dell’Autore è preparare il terreno per evitare una possibile accusa di essere stato il responsabile di una guerra civile e fratricida e anzi dimostrare di essere lui rispettoso delle leggi, non i pompeiani, la cui sconfitta dovrà apparire giusta e meritata.