Jacques Le Goff: Il Medioevo
Se dovessi usare un’immagine per descrivere questo classico della storiografia pubblicato da Laterza, sceglierei la metafora dell’aquila che, dall’alto di una rupe, domina con un solo sguardo l’intera vallata: così Le Goff, in uno sguardo che in un centinaio di pagine ripercorre mille anni di storia, ci offre una visione d’insieme del Medioevo sotto tutti i suoi aspetti che corrispondono ai titoli dei dieci capitoli: feudalesimo, economia, città, tecnologia, arte e letteratura, etc.
Proprio in quanto visione di sintesi, benché puntuale e attenta, il libro si presta ad essere letto con più profitto da chi i mille anni di storia medioevale li conosce già: allora la trattazione di Le Goff permetterà di arrivare ad una reductio ad unum di conoscenze che spesso possediamo dissociate fra loro e a volte di aprire nuovi orizzonti e prospettive. Alcune osservazioni di quest’ultimo genere che mi hanno colpito particolarmente:
“Non si deve pensare che l’aspetto spoglio oggi esibito da molte chiese romaniche costituisca un carattere genuino dell’arte romanica. Queste chiese erano in realtà coloratissime e ricche di ornamenti” (capitolo “Arte e letteratura”). Infatti avevo sempre pensato che il romanico fosse uno stile scabro e non amante del colore.
“Si ha una prodigiosa fioritura del gusto per i colori, i quali, al di là del piacere degli occhi, esprimono tutto un sistema di codici cavallereschi: il rosso rimane il colore nobile per eccellenza, ma l’azzurro, il colore della Vergine, avanza imperiosamente” (da “Lo sviluppo economico”).
Davvero funzionale è la visione d’insieme dello sviluppo del Comune e della nascita della borghesia comunale: nuovi cittadini usciti vincitori dalla lotta contro i signori feudali delle città, i quali cercano di conquistarsi l’autonomia e i privilegi capaci di facilitare le loro attività.
Un saggio piacevole e istruttivo che si legge in un pomeriggio.