Il pater Ennius
Benché la letteratura latina un pater ce l’avesse già (Livio Andronìco, tradizionalmente considerato iniziatore della letteratura latina), i suoi posteri, sulla scorta di Orazio, lo chiamarono pater Ennius perché per primo con i suoi Annales, il poema epico sulla storia di Roma, introdusse nella cultura latina l’epica di argomento romano in esametri. Roma, infatti, conosceva già grazie ad Andronìco e a Gneo Nevio il genere dell’epica, composta però in saturni, l’antico verso italico; merito di Ennio fu invece introdurre nella lingua latina l’esametro, che sarebbe di lì in poi divenuto il metro principe della poesia epica: gli Annales furono infatti il più importante di età repubblicana e uno dei modelli dell’Eneide (e anche come tragediografo Ennio fu molto apprezzato).
I tria corda di Ennio
È noto l’aneddoto raccontato da Aulo Gellio, scrittore e giurista di età imperiale, nella sua opera Notti attiche: Q. Ennius tria corda habere sese dicebat, quod loqui Graece et Osce et Latine sciret (Quinto Ennio diceva di avere tre anime poiché sapeva parlare Greco, Osco e Latino). Greco e Osco: come vi spiego nella videolezione linkata in alto, Ennio era messapico di Rudiae, una cittadina oggi in provincia di Lecce ma che allora ruotava nell’orbita culturale di Taranto; perciò il poeta conosceva l’Osco, la lingua italica parlata nella regione dei Messapi, ed il Greco, la lingua dei colonizzatori della Magna Grecia. Latino: beh… questo non c’è bisogno di spiegarlo 😌
Dunque “tre anime”: ma cosa vuol dire esattamente? In realtà si tratta di una metafora che esprime magnificamente la dimensione interiore che si acquisisce conoscendo a fondo una lingua straniera. Sì perché, come sa bene chiunque di noi abbia questo privilegio, parlare e conoscere a fondo un’altra lingua non significa solo, molto banalmente, aver memorizzato un mucchio di parole diverse per poter dire le stesse cose in un altro idioma, ma significa soprattutto penetrare un altro modo di pensare e di interpretare la realtà e quindi, in definitiva, sentirla in modo diverso, percepire nuove e diverse vibrazioni: dunque, come diceva Ennio, avere più “anime”.