Autore di due celeberrime monografie, il De coniuratione Catilinaæ e il Bellum Jugurtinum, nei primi capitoli di entrambe Sallustio ha sviluppato, a modo di proemio, fondamentali considerazioni sul senso della storia e dello scrivere storia, cosa non affatto scontata per il buon civis Romanus di età repubblicana: era infatti ancora troppo radicata l’idea tradizionale che l’otium letterario non fosse un’attività dignitosa per un romano. La prima preoccupazione di Sallustio è perciò quella, da un lato, di legittimare l’attività storiografica in sé e, dall’altro, di giustificare la sua scelta personale di abbandonare la scena politica attiva per ritirarsi a vita privata e comporre le sue opere.
Di tutto questo, oltre che della sua biografia (conoscere la quale è quantomai importante per comprendere il significato politico e la morale delle sue opere), vi parlo nella videolezione che vedete linkata in alto e che vi consiglio di ascoltare.
Qui vi presento alcuni punti riassuntivi di un passaggio fondamentale affrontato nel video.
Sallustio: la legittimazione dell’attività storiografica e del rifiuto della politica
Ecco il ragionamento seguito da Sallustio per dimostrare la dignità dell’otium rispetto al negotium e in particolare dell’attività storiografica (i passi in latino sono tratti dai primi capitoli di entrambe le due opere):
1️⃣ L’uomo non è nato per vivere veluti pecora, quæ natura prona atque ventri obœdientia finxit ➡️ radice filosofica del ragionamento di Sallustio basata sulla dicotomia umana fra corpo e intelletto: essendo quest’ultimo prerogativa dell’essere umano, è più nobile per l’uomo cercare la gloria con l’ingegno che con la forza delle membra.
2️⃣ Quae omnes arant, navigant, ædificant, virtuti omnia parent: “coloro che coltivano l’agricoltura, la navigazione, l’architettura, sembrano seguire la virtù”. Tutte queste sono infatti attività dell’ingegno, e lo è anche la politica. Ognuno deve seguire il talento che la natura gli ha donato: l’importante è che non trascorra ignorante e incolto la vita schiavo del ventre e del sonno.
3️⃣ Pulchrum est bene facere rei publicæ, etiam bene dicere haud absurdum est; et qui facere et qui facta aliorum scripsere, multi laudantur (“È bello giovare allo stato, ma anche sapersi esprimere bene non è affatto male; sia coloro che agiscono sia coloro che hanno narrato le imprese altrui vengono lodati”): Sallustio mette in antitesi in bene facere e il bene dicere ma afferma che entrambi hanno la loro dignità.
4️⃣ Anche se la politica è di per sé una nobile attività e Sallustio se ne è sempre sentito attratto sin da ragazzo, egli trova che ai suoi tempi sia un’attività da evitare perché neque virtuti honos datur (l’onore non va al merito) ed inoltre lui stesso confessa di aver incontrato pro pudore, pro abstinentia, pro virtute audacia, largitio, avaritia ➡️ radice biografica del ragionamento di Sallustio basato sul disgusto di un uomo probo di fronte alla decadenza della politica contemporanea.