I temi del Decameron: Religione, Fortuna

Quali sono i temi del Decameron?

Come vi ho già spiegato nella lezione introduttiva sulla cornice del Decameron, il capolavoro di Giovanni Boccaccio è un universo talmente vasto da racchiudere in sé l’intero teatro dell’esistenza umana nei suoi aspetti fortunati e disgraziati, umili e nobili, cortesi e volgari, comici e tragici. Insomma, è il mondo del Decameron ma anche il mondo nel Decameron.

Ora, se è vero che all’interno delle cento novelle si trovano l’individuo e la realtà in cui esso opera in tutte le loro possibili sfaccettature, ne risulta che ridurre un universo così complesso ad una serie di “tematiche del” è operazione limitante.
Tuttavia, nonostante questa universalità tematica del Decameron, è possibile individuare al suo interno quelli che potremmo considerare dei fili rossi, dei motivi dominanti, dei temi conduttori cari a Boccaccio e particolarmente importanti nella sua visione del mondo, e che perciò attraversano in orizzontale le dieci Giornate facendo da filo conduttore di moltissime novelle.

È per questo che ho pensato di intitolare questa serie di videolezioni #leparoledeldecameron: termini-chiave rappresentativi di queste tematiche ricorrenti, attraverso i quali potremo approfondire una buona parte del mondo boccacciano.

Dopo aver parlato di Amore, Eros, Donna, per questa seconda lezione ho scelto altre due parole fondamentali:
R come Religione
F come Fortuna 

Boccaccio e la critica della religione nel Decameron

La prima parte della lezione che potete ascoltare cliccando sul link in alto è dedicata a sgombrare il campo da un luogo comune che affligge il Decameron dall’epoca stessa della sua composizione: quello di essere un libro blasfemo e antireligioso.
Giovanni Boccaccio non è un ateo né un miscredente bensì un anticlericale: non critica la religione in sé, anzi in numerosi passi, per bocca dei dieci narratori, manifesta ammirazione verso personaggi delle novelle che dimostrano devozione e fede autentica. Egli ha piuttosto in uggia la religiosità di facciata, quella Chiesa e quei suoi ministri che dietro una fede falsa ed ipocrita nascondono comportamenti peccaminosi.
Ha insomma un atteggiamento antiecclesiastico ed anticlericale piuttosto che antireligioso.

La critica alla Chiesa in Dante e Boccaccio

È curioso che questo medesimo atteggiamento critico nei confronti di una Chiesa corrotta ed immorale pervada anche tutta la Commedia di Dante senza che però questa sia stata mai minimamente tacciata di blasfemia, malgrado il Sommo Poeta ci vada giù pesante nei confronti di papi, vescovi e della istituzione ecclesiastica in generale che addirittura in Purgatorio XXXII viene definita puttana sciolta (accusata cioè di prostituirsi al potere temporale).

Se vi state chiedendo il perché, ecco la risposta: la satira e la parodia pungono e trafiggono molto più dell’invettiva diretta. Sia Dante che Boccaccio denunciano, ma il primo lo fa con sdegno, l’altro con gli strumenti molto più affilati e taglienti della parodia e della satira.

La Fortuna in Dante e Boccaccio

Le sue permutazion non hanno triegue;
necessità la fa esser veloce;
sì spesso vien chi vicenda consegue.

If., VII, 88-90

Nel video potrete trovare anche una spiegazione della differenza del concetto di Fortuna in Dante e in Boccaccio: Provvidenza, intelligenza divina per il primo, caso imperscrutabile per il secondo.

➡️ Ascoltate anche le mie videolezioni introduttive alla lettura del Decameron: i link ai video di YouTube li trovate nei seguenti articoli:
La cornice del Decameron
La peste del Decameron
La brigata del Decameron: introduzione alla prima giornata
Il Proemio del Decameron