Guido Guinizzelli, Guido Calvalcanti, Dante Alighieri: tre poeti, tre stilnovisti (Dante lo fu nel suo periodo giovanile), tre autori spesso messi a confronto soprattutto con riferimento alla loro concezione dell’amore.
Ma quali sono, esattamente, le differenze e le analogie fra questi tre grandi poeti della nostra letteratura?Illustriamolo schematicamente per punti; vi ricordo anche che potete approfondire l’argomento ascoltando le mie videolezioni su Guido Guinizzelli e lo Stilnovo, spiegazione e commento della canzone Al cor gentil rempaira sempre amore, Guido Cavalcanti e lo Stilnovo, la Vita nova (l’opera stilnovista di Dante) e naturalmente la corrente poetica del Dolce stil novo.
Cronologia, origine, rapporti personali, appartenenza allo Stilnovo
Nella linea del tempo, Guinizzelli, Cavalcanti e Dante non furono propriamente contemporanei: il primo, il più anziano dei tre, visse fra il 1230 ed il 1276; il secondo fra il 1255 ed il 1300; Dante nacque invece nel 1265 per morire nel 1321. Bolognese il primo, fiorentini gli altri due.
La collocazione cronologica non è un dato puramente nozionistico; in base ad essa, infatti, possiamo intanto affermare che è scorretto considerare Guinizzelli “il fondatore dello Stilnovo”, dato che questa corrente letteraria si sviluppa fra il 1280 ed il 1310, cioè quando Guinizzelli era già morto; egli ne è semmai “anticipatore”, come vi spiego nel video su Guido Guinizzelli e lo Stilnovo. Inoltre, egli non ebbe (né poté avere) rapporti personali di amicizia con gli altri poeti, mentre Dante e Cavalcanti furono, almeno inizialmente, in stretti rapporti di amicizia (nella Vita nova, Dante chiama Cavalcanti primo delli miei amici).
Il Dolce stil novo, infatti, come vi spiego nella lezione dedicata, fu, prima che una corrente letteraria, una societas amicorum: un gruppo di sodales che condividevano altissimi ideali umani e letterari e che usavano anche richiamarsi l’un l’altro nelle loro liriche, come ad es. fa Dante nel sonetto Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io .
Per quanto riguarda dunque l’appartenenza dei tre poeti allo Stilnovo, possiamo affermare che Guinizzelli ne fu anticipatore e precursore, Cavalcanti e Dante ne furono interpreti, anche se per Dante lo stilnovismo rappresentò un’esperienza giovanile poi superata con la Commedia.
Una caratteristica dello Stilnovo fu il fatto di NON essere una “scuola poetica” compatta, come lo era stata ad es. La scuola siciliana: i suoi esponenti si distinsero soprattutto per una concezione anche diametralmente opposta dell’amore e della donna.
L’amore in Guinizzelli, Cavalcanti, Dante e la concezione della donna
Guinizzelli, e per questo viene considerato “padre” (nel senso di “anticipatore”) dello Stilnovo, anticipa (appunto) la concezione dell’amore come esperienza spirituale che ingentilisce il cuore ed esprime l’anelito dell’uomo alla bellezza e alla perfezione; inoltre, i suoi versi si distinguono per dolcezza e levità del poetare. Egli si allontana dunque dalle correnti poetiche precedenti sia sotto il profilo stilistico (dolce stile) che contenutistico.
Naturalmente, il sostrato culturale della sua ispirazione proviene sempre dalla poesia d’oltralpe, la Lirica trobadorica, così com’era stata importata in Italia, ma Guinizzelli approfondisce la figura della donna-angelo come si vede nella canzone-manifesto Al cor gentil rempaira sempre amore.
Cavalcanti fu il poeta dell’amore amaro: per lui il sentimento amoroso è uno stato di sconvolgimento interiore, esso non viene sublimato e la donna non è tramite per Dio. L’amore è insomma una passione da evitare, e per questo il poeta si guadagnò l’accusa di epicureo: la teoria dell’amore come passione distruttiva è infatti tipica proprio della corrente filosofica dell’Epicureismo. Questo anche il motivo per cui si ruppe l’amicizia con Dante.
Quest’ultimo criticò, seppur velatamente, nella Commedia (Inferno, canto X) l’incapacità di Guido Cavalcanti di superare lo stadio dei sensi e di trasformare l’amore in una esperienza mistica, tutta spirituale, di rinnovamento interiore. Passaggio che Dante compì nella Vita nova: si preparava già la Commedia. La Beatrice dell’opera stilnovista di Dante è già la donna che siede in Paradiso e che salverà il poeta dalle fiere inviandogli Virgilio.
Vi rimando alle lezioni linkate per gli approfondimenti.