La peste del Decameron: introduzione alla I Giornata

 

In quale parte del Decameron Boccaccio descrive la peste? 
Il racconto della peste nera o “bubbonica” del 1347-48 si trova inserito all’interno dell’Introduzione alla I giornata ed è quindi parte della cornice dell’opera, cioè del racconto di I grado (la parte del Decameron narrata direttamente da Boccaccio e non dai dieci giovani, come lo sono invece le cento novelle: trovate spiegati questi concetti di analisi narratologica nel mio articolo e video La cornice del Decameron).

Cosa rappresenta la peste nel Decameron?
Come vi illustro approfonditamente nella mia videolezione (da cui ho tratto la lavagnetta qui a fianco), la peste in quanto vicenda reale e storica è utilizzata da Boccaccio come pretesto narrativo per giustificare l’invenzione della lieta brigata e, di conseguenza, il bisogno di novellare per sopravvivere;

Peste del Decameron
Peste del decameron

pertanto il racconto della peste, che si protrae per 48 paragrafi, non è fine a se stesso, ma è funzionale a mettere in evidenza, per contrasto, il microcosmo felice e idilliaco della brigata del Decameron: di fronte al disfacimento civile e morale provocato dall’epidemia, i dieci giovani ricreano un mondo ordinato e separato dal male, restaurando civiltà, umanità e cortesia.

Quali furono l’origine e le cause della peste secondo Boccaccio? 
La peste ebbe origine nelle parti orientali (in Cina) ed arrivò in Europa attraverso gli scambi commerciali. Quanto alle cause, Boccaccio cita entrambe le opinioni che si avevano all’epoca al riguardo: i più ritenevano che essa fosse una punizione divina, mentre altri credevano che fosse stata provocata da influssi astrali (posizione invero ritenuta eretica). L’Autore, tuttavia, non prende posizione né per l’una né per l’altra teoria, rifacendosi agli insegnamenti diffusi dal filosofo inglese Guglielmo d’Ockam secondo il quale non si doveva tenere nessuna opinione che non fosse suffragata dall’esperienza.

Come Boccaccio descrive la peste? 
È impressionante notare come, leggendo le pagine indimenticabili che Boccaccio dedica alla descrizione della peste, ci sembra di rivivere scene e situazioni da poco sperimentate sulla nostra pelle durante l’epidemia di Coronavirus: segno che, pur nel mutare delle epoche, la natura dell’essere umano rimane fondamentalmente la stessa. Possiamo citare alcuni passaggi significativi al riguardo:

✔️ la facilità di trasmissione del morbo: essa dagl’infermi di quella (dai malati di peste) per lo comunicare insieme (a causa dello stare insieme) s’avventava a’ sani, non altramenti che faccia il fuoco alle cose secche o unte quando molto vi sono avvicinate (similitudine del fuoco che si trasmette alla materia secca per il solo fatto di trovarsi ad essa vicino).

✔️ la paura dell’altro: noi lo abbiamo imposto per legge e lo abbiamo chiamato “distanziamento sociale”; Boccaccio lo descrive come una “fobia dell’altro”, giustificata sì, ma nondimeno barbarica nelle sue conseguenze sociali: ricordiamo che la perdita dei valori dell’umanità e della cortesia è ciò che maggiormente l’Autore vuole mettere in evidenza:
E lasciamo stare che l’uno cittadino l’altro schifasse… e li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano.

✔️ l’impossibilità per i defunti di avere esequie pietose secondo la consuetudine: non gli orrevoli e cari cittadini sopra gli omeri portavano, ma una maniera di beccamorti sopravvenuti di minuta gente, che chiamar si facevan becchini… Né fu una bara sola quella che due o tre ne portò insiemamente…

⚠️ 📚 Per lo studio delle singole novelle, consultate le mie schede di lettura chiare ed approfondite che pubblicherò via via su questo sito. Qui di seguito il link alle prime novelle della Giornata I e II, dove troverete i collegamenti a tutte le altre:
Decameron I,1: la novella di ser Cepperello
Decameron II, 1: la novella di Martellino