Il “volgare siciliano illustre”
Dopo la lezione introduttiva su Federico II e la Scuola siciliana in cui vi ho fornito il necessario inquadramento storico sulla “Magna curia”, la corte di Sicilia presso la quale fiorirono i poeti siciliani, vi illustro in questo secondo video le caratteristiche e la poetica della Scuola siciliana, a partire proprio dalla lingua, che Dante nel De vulgari eloquentia avrebbe esaltato come il primo volgare italico usato a fini e in modi letterari, cioè per fare poesia.
In quale lingua è composta la poesia siciliana? Il volgare siciliano usato dai poeti della Magna curia non era il siciliano parlato nell’isola, ma un siciliano “illustre”, cioè affinato, depurato da quel colorito rozzo tipico del parlato ed arricchito e ingentilito dall’apporto di gallicismi, latinismi, altri meridionalismi. Nella videolezione linkata in alto trovate una spiegazione chiara del concetto di “volgare siciliano illustre”.
Le tematiche: l’amor cortese.
Quali sono i temi della poesia siciliana? Quanto al contenuto, la poesia siciliana riprende (seppur con apporti originali) le tematiche tipiche della Lirica trobadorica , la corrente poetica che era fiorita circa un secolo prima nella regione meridionale della Francia: il rapporto d’amore come metafora del rapporto feudale, i tópoi della gioia d’amore, della donna-stella, etc. si ritrovano nei testi dei poeti siciliani.
Ma a proposito, quali sono i principali poeti della Scuola siciliana? Molti sono anonimi, di nomi ne abbiamo circa 25, alcuni dei quali (Stefano Pronotaro, Jacopo da Lentini – l’inventore del sonetto) vi presento nel video attraverso la lettura di passi significativi delle loro liriche. Buon ascolto!