I promessi sposi, capitolo II

I promessi sposi di Alessandro Manzoni

Schede di sintesi e di analisi per studenti ed insegnanti

 

Questa serie di articoli pubblicata nella categoria “Promessi sposi” del mio sito internet @Herr Quattrone è una guida alla lettura e all’analisi di ciascuno dei 38 capitoli del romanzo di Manzoni.
Potete usarla sia prima di leggere il capitolo, per facilitare l’approccio al testo, sia dopo averlo letto, per fare il punto del contenuto.

In ciascun articolo troverete:
✅  breve sintesi del capitolo per sequenze + esercizio ➡️ serve come guida alla lettura e per ricordare la trama del romanzo;
punti di analisi dei personaggi e di altri aspetti importanti del capitolo (vicende storiche, messaggio morale, etc.).

⚠️ Per gli studenti: Questi articoli non vogliono sostituire la lettura del romanzo ma aiutarvi a ricordare la trama e a focalizzare gli aspetti importanti del contenuto, perciò usateli con intelligenza accompagnandoli con uno studio serio!

Sintesi del capitolo II per sequenze

Esercizio: usate le sequenze come guida alla lettura ed individuate voi da quale riga a quale riga arrivano.

1) La notte di don Abbondio: un paragone umoristico con la notte passata da un principe prima di una battaglia apre il capitolo con la descrizione della notte agitata e del sonno terribile del povero don Abbondio minacciato dai bravi (capitolo I).

2) Al mattino Renzo non si fa aspettare, per chiedere al parroco a che ora lui e Lucia debbano trovarsi in chiesa per il matrimonio: breve descrizione del nuovo personaggio.

3) Lunga sequenza dialogica fra Renzo e don Abbondio: adducendo una serie di impedimenti, il parroco riesce, seppur con difficoltà e incalzato dal gran disappunto di Renzo, a posticipare le nozze di quindici giorni. Il suo obiettivo è ovviamente prendere tempo.

4) Renzo se ne va stizzito verso casa di Lucia per informarla, e lungo il tragitto incontra Perpetua, che non resiste dallo spifferargli tutto quello che don Abbondio le aveva raccontato la sera prima.

5) Renzo si precipita di nuovo dal parroco e lo aggredisce verbalmente fino a farsi dire il nome del mandante: don Rodrigo. Ma appena saputo quel nome Renzo piega la testa e resta in silenzio, mentre il curato gli scarica addosso tutta la sua bile.

6) Renzo si reincammina verso casa di Lucia, agitando propositi di vendetta, ma si capisce che non ne farà niente, sia perché troppo mite, sia perché il solo pensiero di Lucia riesce a dissolvere le brutte immagini in pensieri puri e sereni.

7) Breve presentazione di Lucia, che però non rimane affatto stupita dell’accaduto: “Dunque voi sapevate…” disse Renzo. “Pur troppo!” rispose Lucia.

 

Punti di analisi del testo

Utili per focalizzare gli aspetti principali del capitolo e prepararsi a interrogazioni e compiti.

I personaggi: don Abbondio

In queste pagine, in particolare attraverso i due grandi dialoghi che dominano il capitolo, quello fra il curato e Renzo e l’altro con Perpetua, si completa il ritratto di don Abbondio già avviato nel capitolo I.

Il tono è in generale comico ma ciò rappresenta un espediente di M. per stemperare la drammaticità degli eventi e comunque non spegne la severità del giudizio morale dell’autore nei confronti del curato.

Dal lungo dialogo con Renzo vengono fuori i suoi sentimenti più bassi di don Abbondio e in particolare la viltà: essa, se nell’incontro con i bravi si era mostrata dal suo lato “passivo”, cioè come paura e atteggiamento prono ai più forti, qui si mostra dal suo lato “attivo” e più ripugnante, cioè come rivalsa del debole sul più debole: di fronte al disappunto e alle insistenze e poi alla giusta ira di Renzo, don Abbondio esplode sfogando tutta la sua bile su una persona che egli conosceva bene come incapace di fare del male.

 

I personaggi: Renzo

Come nel precedente capitolo I la figura di Perpetua fa risaltare per contrasto il carattere del curato, così qui il carattere di Renzo e quello di don Abbondio emergono l’un l’altro per contrasto.
Del nuovo personaggio di Renzo emergono, di fronte alla natura ambigua del suo interlocutore, le sue qualità positive di uomo dal carattere popolano e contadino, semplice, generoso, schietto, ingenuo (nel senso etimologico e più positivo del termine). Lo vediamo per esempio dalla conclusione del capitolo, quando l’indole istintiva del personaggio lo portano a maturare propositi di vendetta e di sangue, ma questi propositi vengono poi subito messi da parte nel nome di Lucia.
Ma soprattutto vengono fuori la sua religiosità semplice e il suo generoso sentimento della giustizia contro le sopraffazioni dei signori e dei potenti, battaglia che prenderà forma nel corso del romanzo.
Questo aspetto è importante perché mostra come in Renzo si incarni quella che è la prima ispirazione del romanzo, cioè il sentimento di giustizia e il cristianesimo autentico, naturalmente in antitesi con il cristianesimo mediocre di don Abbondio. Attraverso Renzo M. fa dunque sentire il suo proprio sentimento che è amore per la giustizia e l’eguaglianza.

L’arte di Manzoni: il cavolo di Perpetua

Valeva la pena di parlare anche del…cavolo! Indimenticabile la scena della Perpetua che viene verso casa del curato con un gran cavolo sotto il braccio e con la faccia tosta, come se nulla fosse stato (aveva appena spifferato tutto a Renzo). È passato alla storia anch’esso, come tante altre umili cose descritte da M., come le noci di fra’ Galdino e i quattro capponi di Renzo (capitolo III), frutto di una prosa che sembra tanto semplice ma in realtà attenta e costruita con un’arte raffinata, tant’è che alcune di queste immagini sono diventate parte del nostro immaginario collettivo.