I promessi sposi, capitolo VIII

I promessi sposi di Alessandro Manzoni

Schede di sintesi e di analisi per studenti ed insegnanti

 

Questa serie di articoli pubblicata nella categoria “Promessi sposi” del mio sito internet @Herr Quattrone è una guida alla lettura e all’analisi di ciascuno dei 38 capitoli del romanzo di Manzoni.
Potete usarla sia prima di leggere il capitolo, per facilitare l’approccio al testo, sia dopo averlo letto, per fare il punto del contenuto.

In ciascun articolo troverete:
✅  breve sintesi del capitolo per sequenze + esercizio ➡️ serve come guida alla lettura e per ricordare la trama del romanzo;
punti di analisi dei personaggi e di altri aspetti importanti del capitolo (vicende storiche, messaggio morale, etc.).

⚠️ Per gli studenti: Questi articoli non vogliono sostituire la lettura del romanzo ma aiutarvi a ricordare la trama e a focalizzare gli aspetti importanti del contenuto, perciò usateli con intelligenza accompagnandoli con uno studio serio!

Sintesi del capitolo VIII per sequenze

Esercizio: usate le sequenze come guida alla lettura ed individuate voi le sezioni/i paragrafi del capitolo a cui corrispondono.

1) Don Abbondio, prima di andare a letto, si sta dilettando a leggere un libro avuto in prestito (“Carneade! Chi era costui?” È l’apertura famosa, la più nota di tutto il romanzo) allorché Perpetua gli porta la notizia della venuta di Tonio, il cugino di Renzo implicato nell’inganno del matrimonio a sorpresa, che si presenta con la scusa di dover restituire al parroco un debito in denaro contratto tempo prima.
Insieme a lui c’è anche Agnese, con il compito di distrarre Perpetua con il pretesto di riferirle dei pettegolezzi che avrebbe sentito su di lei e portarla fuori di casa.

2) La scena delle nozze fallite: mentre don Abbondio è distratto da Tonio (accompagnato da suo fratello Gervaso, che deve fare da secondo testimone) con la scusa della restituzione del denaro, Renzo e Lucia sgattaiolano dentro lo studio del parroco e, cogliendolo di sorpresa, Renzo pronuncia la formula di matrimonio; appena però è il turno di Lucia, questa fa appena in tempo a recitare le prime parole che don Abbondio con uno scatto improvviso afferra il tappeto che ricopre la scrivania e lo getta addosso alla promessa sposa, premendolo su di lei. Nel parapiglia si rovescia anche la lampada e, brancolando nel buio, i quattro fuggono dalla canonica.

3) Alle urla di don Abbondio che si affaccia dalla finestra gridando “Perpetua! Tradimento! Aiuto!” accorre Ambrogio il sacrestano che inizia a suonare le campane a martello; il popolo del villaggio accorre, insieme a Perpetua…

4) Il suono delle campane giunge anche alle orecchie del Griso e dei bravi, che si erano recati nella casa di Lucia per rapirla: quando, forzando la porta, entrano e la trovano inspiegabilmente vuota, si inizia ad udire il tramestio proveniente dalla canonica. Proprio in quel mentre giunge Menico, che arriva di corsa mandato da Cristoforo ad avvertire Lucia che scappasse immediatamente di casa perché i bravi avevano un piano per rapirla. Questi lo afferrano e lo minacciano di morte nel caso avesse iniziato ad urlare ma ecco appunto i rintocchi delle campane a martello che li fanno spaventare e il ragazzo riesce a scappare.

5) Frattanto la folla, adunata davanti alla canonica, chiama don Abbondio per sapere cosa è successo: adesso il curato è atterrito per il putiferio che può nascere dalla massa dei contadini spaventati e quindi, senza spiegare niente, invita tutti a tornare a casa, tranquillizzandoli.

6) Tutt’altra fine ha la notte per Renzo, Agnese e Lucia: giunti in fuga nella chiesa di padre Cristoforo, questi comunica ai due giovani che l’unica soluzione è allontanarsi dal paese. Il frate ha già pronto un piano e persone che possano accoglierli e aiutarli in luoghi che Manzoni non menziona (al posto dei nomi il lettore trova tre asterischi: “potrete fermarvi a ***”).

7) Addio ai monti: una barca attende Renzo e Lucia sulle sponde del lago, una barca che li condurrà verso un destino e luoghi sconosciuti. Facendosi interprete dei loro sentimenti, M. scrive una delle sue pagine più celebri, l’ “Addio ai monti”.